DA PIEVE DI CADORE A LORENZAGO
CARATTERISTICHE TECNICHE
Lunghezza: 14 km. Tempi di percorrenza : 1 ora e 40 minuti. Dislivello: 5 metri. ( 878 Pieve – 883 Lorenzago)
GALLERIA DI IMMAGINI
Il nostro viaggio parte dalla Piazza di Pieve di Cadore.
Poco prima di entrare in Piazza però, provenendo da Sottocastello alla nostra sinistra potremmo ammirare la casa che diede i natali a Tiziano Vecellio.
Visitata Pieve, visto il centro del Cadore, lasciamo la sua piazza e dirigiamoci in Via Don Natale Salamini per circa 0,3 km sino a scendere sulla principale Via XX settembre. Lì svoltiamo a sinistra e procediamo ancora in discesa per 1 km circa e all’incrocio giriamo a sinistra. Seguiamo l’indicazione Sappada e scendiamo giù verso Calalzo di Cadore. Sulla nostra destra il Lago Cadore.
Stiamo per dirigerci in un posto un po’ particolare, una stazione ferroviaria: la mitica stazione di Calalzo, celebrata tra l’altro in più riprese nei suoi racconti da Marco Paolini. Il treno qui si ferma… più avanti con esso non si va ! E’ allora il caso di immortalare questo momento. Abbiamo percorso altri 1,8 km circa.
Ma riprendiamoci e ritorniamo su sulla principale. C’è Calalzo da vedere. Lasciamo ora la stazione ritornando in salita su via Nazionale. Procediamo per 0,3 km. Ora siamo in Via Molina. Ci stiamo dirigendo verso Domegge di Cadore.
Altro piccolo Comune del Cadore che raggiungeremo trascorsi altri 3 km circa.
Lasciamo quindi Domegge e procediamo su via Treviso per 2,5 km e teniamo la direzione Lozzo di Cadore, sino ad arrivare in Via Roma. Ma lasciamo ora Lozzo di Cadore. La nostra prossima tappa, per la verità una piccola deviazione, è Lorenzago. Lasciamo alle nostre spalle la sede municipale. Procediamo su Via Roma per circa 0,8 km sino all’incrocio. Lì giriamo a sinistra e procediamo per altri 0,7 km fino al ponte sul fiume. Lì teniamo la destra ed iniziamo così la salita che ci condurrà a Lorenzago. Su così in salita per circa 3,3 km. La fatica qui si fa più insistente, ma credo non possa superare mai la dolcezza dei panorami che ci si aprono, in particolare, quello che ci permette la veduta della cima dello Schiavon e di tutto il suo gruppo.
Ultima fatica e siamo in via 5 Novembre. Altri 0,3 km e siamo arrivati al centro di Lorenzago di Cadore. Siamo arrivati!
PER SAPERNE DI PIU'
PIEVE DI CADORE (878 S.L.M.) Il territorio di Pieve ha sempre avuto un ruolo importante per il Cadore nel controllo dell’incrocio fra la Valle del Piave e la valle del Boite fin da tempi molto antichi. I reperti archeologici venuti alla luce sono molti, tra cui un edificio romano ancora ben conservato. Sulle pendici di uno dei due monti che dominano l'area infatti, il Monte Ricco, alla fine dell'Ottocento sono stati ritrovati da alcuni militari che eseguivano degli scavi, dei muri di una stanza, al cui interno furono recuperati una statua di Diana cacciatrice alta 10 cm, varie monete romane, una patera in bronzo con dedica a Marte in latino, due cucchiai e una paletta, probabilmente risalenti tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C. E Sempre sul Monte Ricco nel 1889 fu scoperto un oggetto rotto di bronzo con iscrizioni di origine veneta. Presso il museo di Pieve si conservavano vari reperti provenienti da Monte Ricco e Monte Castello, dove vennero trovate alcune monete romane, tra cui una di Costantino (337-340 d.C.). Nell’attuale centro di Pieve, negli scavi per la costruzione del Municipio cittadino, si trovarono i resti di un edificio romano, oggi restaurato, datato al II secolo d.C. Varie testimonianze raccontano che in zona costruendo altre case si erano trovati dei muri ma non si è mai riusciti a documentarli. Soltanto nel 2004 con il rinnovo della Piazza Tiziano, alcuni scavi hanno permesso di scoprire davanti all'entrata del Gran Caffe' Tiziano, una stratificazione di parecchi secoli assieme a reperti interessanti, fra cui un altare con iscrizione latina, un frammento d’osso iscritto in venetico, un frammento di vaso in terracotta. Poco distante dall'edificio romano era stata scoperta una statua bronzea di Cerere (prima del 1891) presso la seconda casa della strada maestra che da Pieve andava a Pozzale, consegnata al museo di Pieve e poi ripresa dal proprietario che la vendette per emigrare in America. L'abitato romano si estendeva nella zona dell’attuale centro di Pieve; per quanto invece riguarda l’insediamento pre-romano la parte più cospicua era a Pozzale. Lo dimostra il ritrovamento dei resti di una capanna con i frammenti di un vaso nelle vicinanze del paese. Necropoli pre-romane sono state scoperte a Pozzale (IV-II secolo a.C.), a Pecol (periodo pre-romano non precisato) e in località "Il Cristo" (tarda età del ferro). Pieve è la "capitale" storica e sociale dell'intero Cadore. Nella piazza, dedicata a Tiziano (monumento in bronzo di A. Del Zotto del 1880), spicca il Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore (XVI secolo, con torre merlata) alla cui base è posto un ricordo marmoreo di Pier Fortunato Calvi e di altri patrioti cadorini morti nelle guerre d'indipendenza contro l'Impero d'Austria. Sempre nella piazza, si incontrano: la Casa di Tiziano l'Oratore (tardo cinquecentesca), oggi sede in una fondazione di ricerca storico-artistica, con affreschi del 1590 circa ed il Palazzo Jacobi-Solero. Dalla piazza, scendendo per la via Borgata Arsenale, troviamo la Piazzetta Arsenale con una piccola fontana settecentesca sormontata dalla statua di San Giovanni Nepomuceno, il Palazzo Sampieri-Vallenzasca (tardo cinquecentesco), con affreschi interni ed esterni e la cinquecentesca Casa natale di Tiziano oggi museo. Vicina alla piazza Tiziano è la Chiesa arcidiaconale di Santa Maria Nascente (XIX secolo), con varie tele di Cesare Vecellio e (terzo altare laterale sinistro) la Madonna, un santo Vescovo, Sant'Andrea e Tiziano del grande Tiziano Vecellio.
Il Palazzo della Magnifica Comunità Fu costruito nel 1447, su delibera del Consiglio della Comunità, che all'epoca governava la zona. La torre merlata venne portata a termine nel 1491 e in questo anno venne posta anche la prima campana alla torre. Subì molti danni per un incendio durante la guerra della Lega di Cambrai e i lavori di ricostruzione terminarono nel 1518. Nel 1589 crollarono il tetto e parte della facciata a causa del peso della neve, che le cronache dicono fosse caduta in quantità eccezionale. Caratteristica è la Sala del Pretore, con il soffitto in legno intagliato, e che ai quattro angoli porta le quattro insegne: del lavoro, della guerra, dell'arte e della religione. Nel centro del soffitto nel1864 in seguito ai fatti dell'unità di Italia venne aggiunta una scritta: "La patria unisce insieme le sue più care memorie: 1864". Attorno alla sala sono inoltre presenti 40 nicchie che ospitano i busti di diversi personaggi illustri del Cadore, tutti opera dello scultore Valentino Besarel. Vengono rappresentati: Folco, marchese e signore del Castello di Cadore, amato dal popolo, ma in disputa col patriarcato; Scaffardo, ricco commerciante e potente di Domegge di Cadore; Voltrico di Cadore, religioso a cui si deve la riforma del Capitolato d'Aquileia che riguardava queste terre e altri personaggi che in un modo o nell'altro hanno segnato la storia del Cadore.
CALALZO DI CADORE Calalzo di Cadore (Cialauz in ladino) è un comune di 2.200 abitanti. Il toponimo deriverebbe dal latino callis altus "luogo alto". Il coronimo "di Cadore" è stato aggiunto solo nel 1959.Il territorio calaltino è completamente montuoso, collocandosi nel cuore delle Dolomiti Cadorine. Il capoluogo sorge sulle rive occidentali del lago artificiale di Centro Cadore, alla destra del Molinà , suo tributario. La gran parte del territorio si estende però sulla retrostante val d'Oten, pressoché disabitata che, segnata dal corso del torrente, termina ai piedi del monte Antelao. Quest'ultimo, con i suoi 3.264 m s.l.m. rappresenta una delle principali cime dolomitiche, seconda solo alla Marmolada. Altri massicci degni di nota sono le Marmarole (culminanti nel Cimon del Froppa, 2.932 m) e la più modesta croda Mandrin (2.278 m). La pista ciclabile: una grande pista ciclabile da qui ha inizio: essa è stata realizzata sulla vecchia linea ferroviaria Calalzo-Cortina (costruita nel 1915 per facilitare gli spostamenti durante la prima guerra mondiale, diventata turistica nel 1930 e soppressa nel 1967) e si estende da Calalzo a Dobbiaco. Nel corso del 2004 è stata asfaltata e migliorata, ed è stata aggiunta l'illuminazione delle gallerie. E' in funzione un ostello per ciclisti, dove si può trovare alloggio e ristoro.
La sua storia: Calalzo, "Calaucio" in un'antica pergamena, fece parte del Centenaro di Pieve di Cadore, sede della Comunità di Cadore. La sua storia e la sua economia sono strettamente legate alle vicissitudini di questo territorio. Negli atti amministrativi dell'archivio comunale appaiono anche documenti che testimoniano contratti d'uso (attività d'uso in affitto a mezzo di "consorzie") di terreni di proprietà di altri comuni anche lontani dai territori limitrofi. Per esempio si veda l'acquisto dei boschi e dei pascoli di Ajarnola e Selvapiana nel Comune di Comelico Superiore. Dal 1420, con l'annessione del Cadore a Venezia, il commercio del legname, tramite la fluitazione, fu l'industria principale dei paesi cadorini. Con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 e il dominio della Francia prima, dell'Austria poi, anche per la concorrenza di paesi che formavano l'Impero Austro - Ungarico, tale attività subì un'involuzione che continuò anche dopo l'annessione del Cadore al Regno d'Italia. Nel Cadore cominciò, allora, il fenomeno dell'emigrazione. Vi fu un fatto, però, che rivoluzionerà nel tempo l'economia di questa terra quando ebbe inizio a Calalzo nel 1877 l'industria dell'occhiale per opera dei fratelli Angelo e Leone Frescura nativi della amena borgata di Rizzios... ( dati e notizie tratte da : http://www.comune.calalzo.bl.it/storia.php)
Che cos’è la Fluitazione?
La fluitazione è una tecnica di trasporto del legname che si avvale della forza della corrente di fiumi e torrenti, diffusa sin dal Medioevo e in uso intensivo sino al XIX secolo. Il legname viene marcato con il simbolo del produttore e fatto scendere a valle, quasi sempre sotto forma di zattere, lungo il corso d'acqua per essere fermato e raccolto a destinazione. In epoche passate la discesa del materiale veniva aiutata dagli zattieri, a cui spettava il compito di guidarne la discesa. Si trattava di un lavoro piuttosto pericoloso, che metteva a repentaglio la vita e che è sparito con l'avvento del trasporto del legname su ruota gommata o ferrata.
DOMEGGE DI CADORE Il paese è situato nelle Dolomiti sulla sponda destra del fiume Piave, ad un'altitudine che varia dai 655 m s.l.m. della parte vecchia della frazione di Vallesella, fino ai 900 della frazione di Grea. I gruppi montuosi sui quali si estende il territorio sono Monfalconi, Spalti di Toro ad est;Marmarole ad ovest. Tra le cime più rappresentative il Monte Montanello (2.441 m) del Gruppo del Monte Cridola.Il comune è attraversato dal fiume piave, imbrigliato dalla Diga di Pieve di Cadore a costituire il Lago di Centro Cadore. Sul suo territorio, a costituire confine con l'adiacente comune di Calalzo di Cadore, i torrenti Molinà e Talagona, mentre lo separa solo amministrativamente dal comune di Lorenzago di Cadore il torrente Cridola, tutti affluenti del Piave. Da oltre 120 anni questi luoghi sono famosi per la produzione di montature per occhiali e ancor oggi meta ambita per acquistare i prodotti ottici.
La sua storia: Il rinvenimento in una cava in località Crodola (m. 801) di un falcetto e un'ascia ad alette bronzei datati al XIII-XII secolo a. C. è il più antico segno di frequentazione umana in Centrocadore. Un altro reperto molto interessante è l'elmo in ferro trovato a Pegnola (Vallesella) datato al IV-III secolo a.C.; uno studio della dottoressa Gambacurta fa una comparazione con le notizie sugli elmi trovati a Lozzo, Calalzo e Pozzale per affermare che si tratta di una tipologia unitaria. Mettendoli a confronto con elmi del nord Italia e d'oltralpe conclude che, pur avendo molte affinità con reperti celtici della Valle della Gail, si tratta di oggetti di fattura locale. Sono state trovate monete che vanno da Vespasiano (69-79 d.C.) a Marco Aurelio (161-180 d.C.) in varie località; Colle di Medol, Vince, casa De Bernardo. Infine nel centro di Domegge è stata rinvenuta una sepoltura di tre inumati (due adulti e un giovane), supini con il capo rivolto a nord. Il corredo era composto da una collana con perle in pasta vitrea, orecchino d'argento, armilla e catenina bronzee; il materiale è stato datato al VI-VII secolo d.C. Due anni fa, durante lo scavo sulla statale per la posa del metano, è stato rinvenuto un teschio umano molto vicino al precedente sito; perciò si potrebbe ipotizzare una necropoli. Lavori edili nel 2004 hanno consentito, grazie all’attenzione del Gruppo del funzionario della Soprintendenza Padovan, di confermare la presenza dell’area sepolcrale. Un'altra necropoli era probabilmente situata nell'area posta a est della chiesa; ai primi del Novecento in località "le Cioupe" furono rinvenute due scheletri con parti in bronzo, forse di armature. Durante dei lavori in via Trieste 6 erano stati ritrovati due o tre scheletri con dei vasi in terracotta rossi e gialli , ossa animali e una catena con collare. Nel 1865 venne trovato un cranio con un corredo di uno spillone e una piastra circolare. Questo reperto aveva dieci raggi segnati da pallottoline che erano distribuite su tutta la circonferenza; un filo attorcigliato alla piastra aveva un pendente di vetro bianco e celeste. L'area è vicina a col de Medol , dove oltre alle monete sembra ci fossero dei muri sul luogo del rinvenimento. Dal versante del colle che guarda la chiesa sgorgava una sorgente di acqua puzzolente (solforosa?) che attraversava i prati di "Cioupe "per poi confluire nel Piave. Va anche citata l’area di Facen, sul lato opposto del lago, dove il de Bon aveva avuto notizie del rinvenimento di sepolture ad inumazione senza corredo, che attribuiva al Medioevo. All'inizio del XX secolo la comunità domeggese fu coinvolta nei fenomeni migratori che interessarono il cadorino e in generale l'intera penisola: un emigrante proveniente da Vallesella è censito fra le vittime della più grave sciagura mineraria che la storia degli Stati Uniti ricordi, avvenuta il 6 dicembre 1907 a Monongah, nella Virginia Occidentale. Nella seconda metà del XX secolo l'intera area del Cadore è stata interessata da un improvviso miglioramento delle condizioni di vita dovuto allo sviluppo dell'industria dell'occhiale e conseguentemente dall'abbandono delle attività agro-silvo-pastorali. Nell'agosto del 1992 balzò alla ribalta della cronaca nera nazionale per essere stata teatro del misterioso suicidio di don Mario Bisaglia fratello del senatore Antonio Bisaglia, il quale fu ritrovato cadavere nel lago di Centro Cadore.