DA LONGARONE AD OSPITALE DI CADORE
“Iniziano le prime vere salite… la fatica si sente, o forse per niente, è solo questione di testa: la bellezza di questi luoghi supera ogni cosa e così procedo con sguardo incantato incurante del fatto che prima o poi l’acido lattico mi presenterà il conto!” Gli spazi qui si fanno più chiusi: il Piave è decisamente in montagna e tutto sembra scorrere più velocemente, è la velocità di un fiume più cattivo, torrentizio!
Galleria di immagini
La nostra tappa ha inizio davanti alla sede Municipale del Comune di Longarone.
Lasciata la sede Municipale ci dirigiamo sempre in via Roma in direzione est per altri 0,15 km. Poi giriamo a destra in discesa. Attraversiamo la statale facendo molta attenzione alle auto! Poco oltre ancora giù a destra su via Malcolm.
Procediamo così per circa 0,6 km e dopo aver costeggiato un campo di calcio, all’altezza della strada indicata dall’immagine che segue giriamo a sinistra.
Procediamo per altri 0,5 km e all’incrocio che segue teniamo la sinistra e cominciamo a salire. Siamo già nel territorio di Castellavazzo. La salita è decisa e procede per altri 0,6 km circa fino a uscire sulla statale. Qui attraverseremo la strada e andremo dritti su via Uberti. In salita ripida ancora per altri 0,15 km fino a giungere in Piazzetta della Fontana. Siamo a Castellavazzo!
Una Gita alla Torre Gardona. Lasciamo il Centro di Castellavazzo e dirigiamoci in direzione est in discesa su via Roma per circa 0,3 km. All’altezza della immagine che segue giriamo a sinistra.
Procediamo di lì inizialmente in salita e poi in falso piano alternando ora sterrato, ora prato e siepi per circa 1 km .Si entra quindi a sinistra in discesa all’altezza dell’indicazione che segue ...
All’indicazione Torre di Guardona teniamo la sinistra e su in salita ancora per 0,4 km. Arrivati! Il ritorno lo possiamo fare tenendo la strada asfaltata principale che ci porterà dopo 2 km circa al centro di Castellavazzo. Magari giusto per il tempo necessario ad ammirare la chiesa posta sull’altura: uno spettacolo!
Torniamo sui nostri passi, scendiamo dalla Chiesa, torniamo in Via Roma e dopo 0,4 km in discesa attraversiamo il passaggio a livello e recuperiamo la statale. Lì giriamo a sinistra e procediamo per 2,0 km …
Sulla strada alla nostra sinistra e sul lato opposto del fiume, una cascata “ stranissima”, lunga e sottile, quasi una “ pisciata”. Mi informo, siamo al cospetto della cascata della “ Pissa” . Non c’era che da immaginarlo. Impressionanti le immagine riprese in occasione della caduta di una slavina dalla Cascata della Pissa ( vedere a tal proposito http://www.youtube.com/watch?v=3HgKPRkCGf0)
Fatti appunto 2 km saliamo a sinistra per guadagnare il centro di Termine di Cadore ed ammirare questo gioiellino di tranquillità.
Lasciamo il “ centro” di Termine di Cadore e scendiamo per riprendere nuovamente la statale ( siamo in Via Termine e l’attraversamento è durato ben 0,3 km). Procediamo per circa 3 km fino a salire ad Ospitale di Cadore. Siamo arrivati!
PER SAPERNE DI PIU'
LONGARONE( 473 S.L.M.) Penso a Longarone e penso a quale storia raccontare: alla tragedia che lo colpì il 9 ottobre del 1963… si anche, ma Longarone non è solo questo. Questa storia è già stata raccontata, spesso male, spesso non tenendo conto della “ tragedia del dopo”, spesso non tenendo conto delle ferite sempre aperte di chi è stato troppo presto dimenticato!
“Ricordo da bambino il mio primo contatto con questo paesotto di montagna: il gelato, ecco il gelato, buono come non l’avevo mai mangiato nella mia seppur ancora beve vita. La gelataia aveva il sorriso del colore del suo stesso gelato, e lo dispensava a noi bambini in gita come se stesse cesellando, come se stesse disegnando la nostra stessa sorpresa: era novembre, novembre 1975.. e noi il gelato in quella stagione non lo avevamo mai preso: bello questo paese si pensava: fuori qui c’è la neve, ma dentro, dentro a tutti i nostri sogni c’era quel gelato!”
Un po’ di storia: Il territorio di Longarone era certamente abitato dai Romani. Molti infatti, i ritrovamenti archeologici dell’epoca. A Fortogna per esempio si sono rinvenute tombe romane; altre, di periodo imprecisato, sono venute alla luce presso Pirago; Dogna ha dato un sepolcreto con monete, armille, anelli, vasi di terracotta scura, Longarone una lapide dedicata ad Asclepio. Resti di via romana, accertati a Roggia, testimoniano il passaggio per la valle di un’arteria di traffico, probabile variante alla Claudia Augusta Altinate. L’origine del nome è incerta, ma l’ipotesi più probabile è che derivi da “longaria”, da “longus”, nel senso di distesa striscia di terra. È certo però che la storia primitiva di Longarone si confonde con quella del più importante centro vicino di Castellavazzo. La storia municipale si rende autonoma solo con la costituzione del Comune, avvenuta per opera di Napoleone nel 1806. Longarone seguì, nel medioevo e nell’epoca moderna, la storia di Belluno. Ebbe la dominazione dei Vescovi, nel 1250 di Ezzelino da Romano; nel 1300 subentrarono gli Scaligeri, poi i da Carrara e i Visconti. Col 1420 passò sotto il dominio dello Stato Veneto. Il paese nacque probabilmente intorno al 1300, centrato sulla chiesa di san Cristoforo. Singolarmente interessante e importante un’iscrizione che ricordava l’edificazione del luogo sacro. Scolpita a carattere gotico maiuscolo capitale era una delle prime testimonianze del volgare bellunese. Longarone divenne poi sede di Regola. Il 7 giugno 1623 la Repubblica di Venezia investì del bosco di Cajada la Regola di “Longarone-Igne-Pirago”, elevata a “Magnifica” nel 1712. Il secolo XVIII portò a Longarone famiglie facoltose che vi esercitarono il commercio, soprattutto del legname, elevando il piccolo centro a ben alti fastigi economici. In pari tempo la cittadina era onorata dell’opera di valenti artisti. Sorsero signorili palazzi, e, sulla fine del secolo, la famiglia Sartori iniziava l’erezione dei Murazzi, alle spalle del paese. Durante la campagna del 1848 Longarone diede largo contributo di uomini alla causa italiana. Fra tutti spicca il nome dell’avvocato Jacopo Tasso (1801-1849), fucilato a Treviso il 10 aprile 1849 e le cui spoglie riposano dal 1937 nella Chiesa-Ossario dei frati di Mussoi…
Notizie tratte da : http://www.longarone.net/
CASTELLAVAZZO ( 498 s.l.m.) Questo Comune di poco più di 1600 abitanti, si trova subito a nord di Longarone e si estende su entrambi i versanti della valle del Piave. La cosa che più mi preme sottolineare è che è insignito della medaglia d’oro al merito civile con le seguenti motivazioni: “In occasione dell'immane disastro abbattutosi sul suo territorio, nel quale numerose persone perdevano la vita e molti fabbricati andavano distrutti, la forte popolazione di Castellavazzo, prodigandosi nell'opera di soccorso dei superstiti e di recupero delle salme, dava fulgida testimonianza, tra l'unanime ammirazione del Paese, di mirabile fermezza d'animo e di preclare virtù civiche.” Il Centro Storico. L'abitato si estende sulla destra orografica del Piave; il carattere strategico della posizione è stato motivo determinante per l'insediamento del primitivo nucleo urbano, arroccato su uno sperone roccioso. Esso costituiva luogo ideale di difesa del territorio e di controllo dei traffici che lungo la direttrice del Piave si effettuavano dalla pianura veneta verso il nord. L'importanza militare che ” Castellum Leabactium” conservò per tutto il Medioevo consentì al paese, via via formatosi entro le mura, di diventare il centro di una ampia circoscrizione civile ed ecclesiastica e di estendere la propria influenza su un vasto ambito. Durante la dominazione veneziana il borgo definì la propria fisionomia urbanistica, confermando una strutturazione parallela alle curve di livello. Il paese mantenne inalterato il proprio impianto fino al 1800, quando, sotto la dominazione austriaca, vennero modificati gli allineamenti degli edifici prospicienti l'attuale via Roma, abbattendo parzialmente anche una parte della rupe dell' antico castello per allargare la sede dell' allora "Strada regia postale che da Ceneda immetteva in Tirolo".
Il museo della pietra e degli scalpellini
Allestito presso la sede della ex scuola media statale, il museo, nato nel 1972, è gestito dall'associazione "Pietra e scalpellini di Castellavazzo"; esso intende raccogliere la documentazione di quella che in passato era la principale attività lavorativa in paese: l'estrazione e la lavorazione della pietra, sia nelle cave locali, sia in altre parti del mondo per opera delle maestranze locali.
Una Pianta davvero particolare
La Pianta Santa, due versioni e due storie.A Faè, nei pressi di Longarone vi è una sequoia secolare chiamata anche pianta Santa perché durante la prima guerra mondiale vi si celebrava la Santa Messa domenicale da parte dell’esercito austroungarico dopo la Battaglia di Longarone del novembre 1917. Ma per altri questa sequoia alta 33 metri e vecchia di 170 anni è chiamata così perchè, pur investita in pieno dalla piena del Vajont il 9 ottobre 1963, ha comunque continuato a vivere.
Il Castello della Gardona
I ruderi dell'antica fortezza (il fortilitium Gardonae) si trovano in località Gardona, a nord dell'abitato di Castellavazzo. Il luogo è facilmente raggiungibile percorrendo il sentiero che dal cementificio si snoda in quota sopra il tracciato ferroviario, ricalcando l'antico percorso della strada romana. Eretto nel 1171 da Ottone, vescovo di Belluno, il fortilitium Gardonae apparteneva, con il castello di San Giorgio a Soccher, al sistema difensivo della Contea di Belluno nel Trecento. Del presidio sono attualmente visibili i ruderi della torre, di inusitata pianta triangolare, che costituiva il corpo principale di un più esteso complesso. In prossimità dei resti del castello, a monte della strada di accesso, si trova la cava di pietra utilizzata per la costruzione del fortilizio.
Le cave di pietra
Fin da epoca romana l'economia di Castellavazzo si fondò sull' attività estrattiva; la popolazione locale, non potendo sostenersi con la sola agricoltura in una terra dalle difficili condizioni orografiche e climatiche, ricorse allo sfruttamento dell'unica risorsa disponibile, la pietra. In questo tratto della valle del Piave erano presenti calcari bianco cinereo o rosso venato, fittamente stratificati e caratterizzati dalla presenza di ammoniti, riferibili al Cretaceo superiore (100-70 milioni di anni fa). I Lebazi, gli antichi abitanti del luogo, appresero i primi rudimenti della lavorazione della pietra dagli stessi Romani che impiegarono con perizia per realizzare, nel I sec. d.c., una base monumentale con dedica a Nerone, attualmente conservata presso il municipio. Scarsamente impiegata nel corso del Medioevo, in quanto le si preferiva la pietra bianca del Cansiglio, l'utilizzo della pietra di Castellavazzo quale materiale da costruzione si sviluppò nel periodo rinascimentale e ancor più nel corso dei secoli XVIII e XIX. Nei primi decenni del '900 erano ancora attive una decina di cave di pietra da taglio (Castellavazzo paese, Olantreghe, Podenzoi, Codissago) e una dozzina di cave di marna da cemento. In seguito si è assistito a un progressivo declino dell'attività estrattiva e di lavorazione, sia per le crisi economiche provocate dai conflitti mondiali, sia per l'avvento di nuove tecnologie edilizie. Fra le cave di pietra attualmente visibili sono di particolare interesse la cava dei Ga' e la cava Marsor. La prima si trova al margine nord dell' abitato di Castellavazzo, in prossimità della dismessa stazione ferroviaria. Attiva fino agli anni Sessanta, è considerata uno tra i migliori siti estrattivi del territorio comunale. Osservando le pareti della cava a cielo aperto si possono desumere le modalità con cui veniva estratto il materiale, che non veniva cavato a blocchi, ma a fette secondo le necessità quantitative degli scalpellini. La cava di Marsor è ubicata a ovest del paese ed è raggiungibile percorrendo la strada che sale alle frazioni di Olantreghe e Podenzoi. È attualmente l'unica cava attiva, grazie all'introduzione di moderne tecnologie nel campo della lavorazione del marmo che hanno consentito la ripresa dell' attività estrattiva finalizzata alla realizzazione di elementi architettonici di nuovi fabbricati, ma soprattutto al restauro di quelli esistenti.
TERMINE DI CADORE (471 s.l.m.)
La frazione di Termine di Cadore, fa parte del Comune di Ospitale di Cadore. Stiamo parlando di 35 abitanti appena. L'abitato si stende sulla destra orografica del fiume Piave, a quota 471 m, ai limiti meridionali del territorio cadorino. Nel XII secolo qui venne edificato il fortilizio di Termine, in contrapposizione al presidio ubicato presso la Gardona. I resti di tale struttura furono in seguito conglobati negli edifici dell'abitato, che si andò formando attorno all' avamposto difensivo a partire dalla seconda metà del XV secolo. Tali edifici, caratterizzati da un armonioso disegno di facciata nobilitato dalla presenza di elementi decorativi in pietra, documentano la competenza delle maestranze locali nella lavorazione del materiale proveniente dalle vicine cave di Castellavazzo.